Intervista ad Ambra Vallo

Lei è la nostra più grande ballerina,una piccola star che insieme a Giuseppe Picone (entrambi napoletani), hanno esportato il talento partenopeo all’estero. Contesa dai teatri più prestigiosi, resta un icona di stile e grazia per il Balletto anglosassone, nel quale giovanissima è cresciuta a colpi di sacrificio, tenacia e perseveranza.
Ambra è una perfezionista, seria, dedita con passione a qualunque cosa intraprende. Ha l’aria dolce, il fisico minuto da ragazzina e lo sguardo limpido. Appare come un cerbiatto delicato ma in scena si trasforma divenendo Giulietta, Giselle o Manon. Entra ed esce dai ruoli più svariati riuscendo a dare anima a qualsiasi personaggio interpreta. Una crisalide in trasformazione perenne. Delicata esternamente, una roccia interiormente.

 

Reduce dallo “Schiaccianoci” al Teatro San Carlo di Napoli, la sua città, un classico natalizio dove lei è stata ospite indiscussa, quali sono i suoi sentimenti?
Sono sempre molto contenta e lusingata di essere chiamata dal massimo napoletano come “étoile ospite”, soprattutto nel periodo natalizio, che qui è sempre così particolare e pieno di atmosfera. Ogni volta che torno nella mia città, con il Teatro San Carlo e il pubblico caloroso che mi accoglie,sento doverosamente di ringraziare e corrispondere con amore e professionalità la loro scelta.
* Nella versione coreografica di “Luciano Cannito” era la prima volta che danzava?
Ho ballato tante volte lo “Schiaccianoci”, in versioni diverse, ma è la prima volta che danzo questa originale partitura di Cannito il quale, pur mantenendo il tradizionale impianto coreografico, lo ha reso più veloce e piacevolmente scorrevole. Del resto è stata una prima anche per lui perché a Palermo lo spettacolo non andò in scena per via di uno sciopero. ”Uno spettacolo di alta classe!”mi ha detto alla fine della rappresentazione”. Anche le autorità presenti in sala, il Sindaco Luigi de Magistris ed il Ministro della Funzione Pubblica, visibilmente compiaciuti, sono venuti a congratularsi con noi. Con Luciano ci si conosce da tanto tempo, lui creo’ per di me il personaggio di “Rosina”, la giovane artista del popolo, l’amore napoletano di Donizetti nel balletto”Te voglio bene assaje” con le magnifiche musiche rielaborate dal maestro De Simone, che riscosse uno straordinario successo ,tanto che lo portammo in tournée prima a Milano alla “Scala” e, poi, al teatro “Donizetti” di Bergamo per la celebrazione dei 200 anni della nascita del famoso compositore. Ricordo quel momento con grande emozione. Era il mio primo debutto al Teatro di San Carlo!
Lei è il nostro orgoglio all’estero! Londra la sua seconda casa! Ci diletta con qualche cenno storico della Compagnia inglese, da cui è stata adottata e di come inizia la sua giornata di lavoro?
Sono orgogliosa di essere italiana e,soprattutto napoletana! Per noi ballerini che viviamo all’estero, rappresentare l’Italia e Napoli è sempre motivo di orgoglio ma è anche una grande responsabilità. Ci fa capire quanto sono importanti le nostre radici culturali, la magica capacità di cogliere la complessità delle cose e,coniugare istintivamente il senso artistico con la tecnica. Ricordo con nostalgia la mia prima interpretazione di Giulietta di MacMillan a Napoli, al San Carlo,e la recensione di un quotidiano che diceva:”Al centro, una Giulietta napoletana dal gran temperamento,solista da Oscar che danza, vive e palpita, fremendo in un gioco di equilibri e posizioni tecnicamente controllatissime e stilisticamente erede diretto di quell’humus britannico di cui ha saputo far gran tesoro!” (Corriere della Sera). Nel 2009, mi è stato assegnato dall’Unione Industriali di Napoli, al Teatro di San Carlo,il premio “Eccellenza napoletana nel mondo” insieme a illustri esponenti della medicina, della ricerca, dell’imprenditoria, dello sport e dell’arte. In Inghilterra sono stata prima ballerina nell’English National Ballet a Londra, che aveva come patron la principessa Diana e, poi, nella compagnia gemella del Royal Ballet, entrambe fondate da “Madame Ninette de Valois”,come rispettosamente è chiamata in Inghilterra. Questa Compagnia era formata da danzatori più giovani e si spostava frequentemente in tour nel paese. Essa fu diretta dal 1970 da Sir Peter Wright, con sede presso il Sadler’s Wells Theatre, di Londra. Ormai diventata famosissima, nel 1990, la Compagnia fu invitata a prendere sede a Birmingham, seconda città inglese,in grande espansione economica e culturale. Prese il nome di Birmingham Royal Ballet e, al pari della compagnia sorella Royal Ballet ha come patron la regina Elisabetta. Dirige ora la Compagnia David Bintley, considerato il successore di F. Ashton e K. MacMillan,Stilisticamente un mix di classico e di avanguardia. Alle parole di Ninette de Valois: “ Solo stando sulle spalle di giganti ci si può aprire al futuro: bisogna avere un piede nel passato ed uno nel futuro”, Bintley aggiunge “ bisogna anche essere aperti alle esperienze moderne internazionali e nazionali!”. D.Bintley pone al centro la tradizione teatrale inglese e la danza narrativa, che è capace di creare uno stato d’animo ed un’atmosfera e, ad esse, aggiunge l’influenza balanchiniana di intensa musicalità e di vertiginosa velocità di movimento. La mia vita nella danza è stata fino a questo momento una serie di flow, di momenti magici. Ero a Londra, all’E.N.B. e, essendo infortunata a un piede, andai a vedere al Covent Garden un balletto di un giovane coreografo del B.Royal Ballet . Ne rimasi affascinata,mi piacquero i passi a due veloci e coinvolgenti e la psicologia del personaggio femminile- ”Questo è un personaggio fatto apposta per me pensai,mi piacerebbe interpretarlo!” Ambra Vallo Di lì a poco feci l’audizione e fui presa al B.Royal Ballet .E’ molto stimolante quando nella compagnia c’è un coreografo residente di talento perché si crea tra i danzatori e il coreografo un ‘intesa perfetta che rende possibile il lavoro di creazione e influenza i passi e lo stile del balletto. Mi da’ sicurezza e mi piace avere intorno a me un contesto conosciuto che mi apprezza e mi segue con affetto. Sopratutto mi piace il fatto che gli inglesi seguano e tengano in tanta considerazione il balletto. I critici sono esigentissimi e il pubblico, molto competente, abituato ad alti standard di danza, sa individuare i talenti. Poi li adotta e li segue con affetto in tutte le loro performances. Quì ho avuto molte possibilità: ho potuto spaziare in quasi tutto il repertorio classico dell’800 e del 900 sia inglese che internazionale; ho potuto usufruire anche della partnership con l’Università di Birmingham e con il Trinity College of Music. E poi si va in tournée in tutto il mondo! Essere danzatrice in Inghilterra è molto gratificante,è uno status simbol.La danza classica fa parte della tradizione insieme alla Regina ed è generosamente sostenuta e supportata dalla Casa Reale. La mia giornata tipo è scandita da rigidi orari: sveglia alle 7, colazione all’italiana per combattere cielo grigio e pioggia, di corsa al teatro per la classe, break, prove spesso fino a sera. Quando mi rimane del tempo, shopping al centro dove ci sono tutte le Maison più importanti del mondo, lo Yoga e poi a cena con gli amici o a casa con un buon libro. La domenica, se non sono in tournée, relax nella verde campagna inglese, dalle parti del fiume Avon, vicino alla città natale di Shakespeare!
 
La danza in Italia vive un momento difficile oltre che per le vicende politiche, anche per le priorità che gli Enti lirici riservano alla musica e l’opera. In proposito ha qualche suggerimento?
Si sta vivendo dappertutto un momento di grande difficoltà economica. Noi siamo il paese del bel canto e in genere i sovrintendenti hanno una cultura esclusivamente musicale. La questione è complessa ed è un’eredità del passato difficile da modificare. Se ci sono riparti economici da fare si dovrebbero distribuire in maniera equa, in via sperimentale, per esempio, si potrebbe valutare l’ipotesi di trasformare il balletto da compagnia stabile in “touring company”, aumentando il numero degli spettacoli e cercando sponsor esclusivi per il balletto e per i singoli spettacoli . Non bisogna cadere nella mera illusione, che sopprimere il balletto e far venire tutta una compagnia dall’estero sia la soluzione del problema. Sarà un piccolo risparmio oggi ma un grande danno per il futuro: significa solo distruggere il repertorio dei nostri teatri e la nostra tradizione a vantaggio di alcuni agenti!
 
Quanto e che cosa ha dovuto sacrificare per seguire la sua vocazione per la danza?
Fin da piccola, sono stata sempre una perfezionista. Volevo sempre sapere il perché di tutto. Mi sono sempre piaciute le competizioni e le sfide, ma quelle costruttive, quelle con me stessa, quelle che servono a migliorare ed acquisire nuove conoscenze. Scoprii il mondo della danza in una scuola di monache francesi, presso le quali frequentavo l’asilo.Da quel momento sono entrata in un’altra dimensione e non ne sono più uscita! Piccolissima, costringevo i miei a fare un tour de force durante la settimana per frequentare tre scuole di danza. Crescendo ed essendo aumentato l’impegno scolastico, ero costretta a studiare di notte. Non sarei mai andata a scuola impreparata,dando ragione alla professoressa che mi interrogava ogni giorno dicendo che la danza mi faceva solo perdere tempo; ma scalpitavo, ero impaziente,mi ero accorta che nella danza il tempo passa in fretta,che le cose da imparare, vedere e sperimentare sono tante. Così,mi sembro’ un segno del destino vincere una borsa di studio a Venezia con maestri internazionali. Si apri davanti ai miei occhi un mondo tutto nuovo e fantastico:mi indirizzarono ad una prestigiosa scuola ad Anversa, nelle Fiandre. Feci l’audizione e fui ammessa. Certo i primi tempi sono stati durissimi: la difficoltà della lingua, la differenza di abitudini, la lontananza dalla famiglia, dagli amici, dal sole, dal mare.Ma la danza gratificava ogni scelta. Certo ero triste, specie nei week-end, quando le altre ragazze tornavano a casa e io rimanevo sola con i miei libri e i miei pensieri. Ma non lo avrei mai confessato a nessuno! Mi buttavo a capofitto nelle lezioni, seguivo più corsi che potevo nelle varie tecniche e stili e l ’interesse delle maestre nei miei confronti mi confortava molto e mi spingeva a trasformare le difficoltà in sfide. Se perdevo qualcosa, ne avrei guadagnate altre, avrei raggiunto il mio “sogno”: diventare una Ballerina con la B’ maiuscola!
Oltre la danza,cosa fa per tenersi in forma?
Mi piace cucinare,sono una brava cuoca e, fortunatamente, non ho mai avuto problemi di linea.In genere ho bisogno di poco: otto ore di sonno,dieta mediterranea, grandi insalate , yoga e passeggiate nel verde!
Quando le capita di pensare ai cambiamenti, cosa farà quando smetterà di danzare?
Sento il dovere e la responsabilità, di trasmettere,in futuro, tutto quello che ho appreso e che mi è stato insegnato alle altre generazioni,a giovani prime ballerine,a un teatro,spero italiano! La danza deve essere studiata in tutti i suoi aspetti: fisici, storici, stilistici ,coreografici, psicologici e psicoanalitici!
 

 In agenda quali sono i suoi prossimi impegni?
Dopo questo bellissimo e impegnativo”Schiaccianoci”al San Carlo, sarà la volta di “Aladin”, una nuova creazione di D.Bintley per il Balletto Nationale del Giappone. Ad Aprile sarò in tournèe in America con “Coppelia “, una delle tradizionali gemme del Repertorio, nella ricostruzione di Sir Peter Wright. A Maggio il North-East tour Spring (con estratti di balletti di repertorio,The Grand Tour dell’americano Joe Layton e Take Five, ultima creazione Jazz di D.Bintley )e, infine, a Giugno-Luglio “Giselle” di Petipa-Perrot-Coralli nella ricostruzione di Galina Samsova, con spettacoli anche a Belfast e a Dublino !

 In quale ruolo preferisce danzare?
Giulietta e Giselle, ruoli tragici per antonomasia. “Una Giselle da Oscar ”Ambra Vallo, tecnica e cuore” titolava L’Arena di Verona (28/4/03 E.Pieruccini), dopo la prima a Verona e “Giselle infiamma il Regio” (14/11/04 F.Benazzi, Parma) dopo la prima al Teatro Regio di Parma insieme a R.Bolle nell’ambito del Festival Parma Danza. Il successo fu tale che fummo invitati dall’ambasciatore giapponese e dai funzionari del Ministero degli Esteri, presenti in sala, a rappresentare l’Italia all’Expo 2005, in Giappone, la prima esposizione del 3°millennio. Saremmo stati testimonial, assieme alla statua del Satiro Danzante, della ricchezza del nostro patrimonio artistico!
Il coreografo a lei più caro?
Sicuramente Balanchine.
Cosa consiglia ai giovani talenti italiani? Fare concorsi ed audizioni all’estero?
Gli Stati Uniti ed i paesi anglosassoni in genere sono tradizionalmente più aperti alle novità e sono attrezzati per accogliere e crescere futuri talenti!
Le tre doti fondamentali per il balletto classico oggi?
Talento, determinazione, doti fisiche!
Se non avesse fatto la ballerina chi sarebbe oggi Ambra Vallo?
Un medico o una psicologa!
Un sogno nel cassetto?
Una compagnia nazionale di danza, con tutti i ballerini italiani che sono all’estero!

Maria Gabriella Favetti

 

Piccolo Identikit di Ambra Vallo

  • Nascita: Napoli – Italia
  • Formazione: Ecole du Ballet Royal des Flanders – Rosella Hightower School Cannes
  • Debutto italiano: Kitri – Don Kixote – Opera di Roma
  • Debutto estero: Cynderella – Opera Royal de Vallonie
  • Master in psicologia della danza

successi DI AMBRA VALLO

  • 1° premio Concorso internazionale Lussemburgo
  • 1° premio Concorso internazionale di Rieti
  • Premio “Danza e Danza” migliore danzatrice italiana all’estero
  • Concorso Houlgate – France – Migliore ballerina straniera
 
  • Ruoli preferiti: Giulietta / Giselle/ Odette
  • Passioni oltre la danza: Diving, Deltaplano, Rafting, Yoga
  • Libri: Il Gattopardo / i romanzi di Jane Austen / testi di psicologia
  • Musica: Classica / antiche canzoni napoletane

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