Intervista a Roberto Zappalà
Incontrare Roberto Zappalà, coreografo di punta del balletto contemporaneo italiano, fa riflettere su molteplici aspetti della nostra esistenza. Uno dei temi affrontati di recente, sia in scena che live con lui, riguardano il corpo e l’umanità. Argomento cardine di una sua ultima creazione, andata in scena a Napoli al Teatro Nuovo, nell’ambito della Rassegna “Quelli che la Danza”, nato in collaborazione con il CDTM, Teatro pubblico campano e circuito MED. A seguire il fortunato tour nelle principali città italiane. Il lavoro debutta in Sicilia e successivamente a Napoli, con un primo titolo: ”Corpo a Corpo” (nato come primo step meditativo su Caino e Abele).
In seguito approfondito ed implementato con: ”Come le Ali”(secondo step meditativo su Caino e Abele). Il progetto completo viene infine battezzato: ”Liederduett” (Due episodi su Caino e Abele) La prima ideazione artistica viene concepita per due danzatori: Gaetano Montecasino e Fernando Roldan Ferrer. In seguito all’ampliamento coreografico, la lirica viene sviluppata per quattro danzatori in scena.
La domanda fulcro di questo lavoro, si rivolge principalmente ai nostri corpi, a che tipo di violenza vengono esposti, sin dalle origini della vita. Meditando su questo tema, della perenne lotta tra male e bene e partendo dalle figure primordiali di Caino e Abele, riferimento costante del primo grande conflitto dell’umanità, si snoda la potenza di questa creazione.
Roberto, “Corpo a Corpo” nasce come una lotta ancestrale tra male e bene?
Si. la prima vera lotta, il primo delitto, il primo fratricidio, il primo martirio ma anche la prima rottura con Dio. Una scissione tragica, dolorosa e consequenziale per le scelte future dell’umanità. “Corpo a Corpo” rappresenta il primo stadio di questa riflessione violenta. Un punto di svolta non solo storico ma anche biblico religioso, dove il tema dolente viene affrontato con il linguaggio artistico della danza.
Con il suo secondo step artistico “Come le Ali” il suo sguardo di artista positivo, ha intravisto una possibilità di cambiamento a questo odio dilagante. Una sorte di sliding doors?
Interrogarmi, indagare su possibilità utopistiche. Su questa linea di pensiero, nasce ”Come le Ali” prosieguo artistico di “Corpo a Corpo” fino a diventare un dittico: “Liederduett”. Il mio sguardo positivo, da osservatore acuto, coerente e cosciente che non sempre si può cambiare il passato come il presente, mi lascia tuttavia intravedere un’apertura, una strada percorribile per una seconda versione di fatti con un quesito semplice che tutti inconsciamente ci poniamo. E se Napoleone non fosse stato sconfitto a Waterloo? Se Caino non avesse ucciso Abele? Se Hitler avesse vinto la guerra? Ecco con questi quesiti e molti altri quanto sarebbe cambiato il destino dell’umanità?
Lei ha fatto tanta danza, come interprete prima e regista coreografo dopo. Ha sperimentato lo stile geniale di Mats Ex, sino a quello lirico di Kylian . Come sta cambiando il panorama della danza oggi rispetto al passato?
“La danza, parla alla sensibilità delle persone e quindi educa il pensiero. Oggi a differenza del passato, ci sono molte più creazioni nelle proposte teatrali, questo genera confusione ma anche tanto da vedere e confrontare. Credo che oggi come ieri, la forza resta nella bellezza dell’arte, che in futuro sarà sempre più incentrata sull’uomo in quanto spettatore nel mezzo. I giovani assetati di nuove emozioni, hanno il dovere di porsi nuovi quesiti. Mi piace sentire, dopo ogni spettacolo, quello che hanno carpito e cosa sia rimasto loro impresso, come è accaduto lo scorso anno a Napoli, con i giovani allievi del “Napoli City Ballet”, un gruppo di ballerini adolescenti, desiderosi di sapere, approfondire e confrontarsi. Ho trovato tutto questo molto profondo, intimo e diretto con il pubblico.”
Nonostante la chiusura di alcuni Enti Lirici e Compagnie di Danza come si pone l’Italia che Danza, rispetto agli standard internazionali?
Sono convinto che la Danza oggi in Italia stia vivendo una condizione di grazia. Ci sono tanti giovani danzatori promettenti e nei cartelloni di Festival e Rassegne c’è tanta Danza da vedere. Credo ci siano più offerte rispetto al passato. Le nostre giovani promesse si fanno valere in Italia e all’estero, questo genera qualità e standard più alti.
Un’ultima domanda. Il suo motore di ricerca che sancisce il suo inimitabile stile da dove attinge?
Sensazioni, sensibilità e forza dell’espressione. Attingo spesso dal reale, dal sociale e dalla quotidianità. Lavoro sulla fragilità dei corpi attraverso il movimento che spesso è figlio di un’idea, un pensiero o una riflessione. La coreografia, si sviluppa solo dopo, coadiuvata dalla forza dei danzatori, interpreti e spettatori, figli della quotidianità che ci circonda.
Maria Gabriella Favetti
Critico di Danza
Dir. del Napoli City Ballet